Io e lei

Un racconto dal “suo” punto di vista..

Lo guardo, in piedi accanto alla finestra. La città sotto di noi è un mare di luci tremolanti, ma il mio mondo in questo momento è tutto concentrato su di lui. Ha 58 anni, due meno di me, ma sembra fatto apposta per smuovere ogni mia certezza. La sua presenza riempie la stanza, e non importa che sia lontano da me: lo sento come se fosse accanto, come se ogni movimento suo fosse fatto sulla mia pelle.

Io sono seduta sul divano, con un abito leggero di seta che scivola sulle mie curve. Ho sessant’anni, e non ho mai provato il desiderio con questa intensità. Lui non mi tocca, non l’ha mai fatto, ma non ce n’è bisogno. Il suo sguardo, anche quando non è rivolto a me, è già un contatto, un invito.

“Parlami,” gli dico, la mia voce morbida ma ferma, un comando travestito da richiesta.

Si volta, finalmente, e i suoi occhi mi attraversano come una lama di calore. Ogni volta che mi guarda in questo modo, è come se sciogliesse qualcosa dentro di me. Comincia a parlare, e non importa cosa dica. Sono le sue parole, basse e profonde, che mi accarezzano, mi avvolgono. Ogni frase è un soffio sul collo, un tocco immaginario che mi fa rabbrividire.

Mi muovo appena, lasciando scivolare una spallina dell’abito lungo il braccio, e vedo i suoi occhi fissi su di me. Non fa un passo, ma posso sentire il suo desiderio come un’onda che riempie la stanza. Lentamente, senza fretta, lascio cadere il vestito sul divano. Rimango lì, con addosso solo la mia lingerie, il pizzo che abbraccia la mia pelle come una promessa. Lui non dice nulla, ma il suo sguardo si fa più scuro, più intenso.

Poi, senza staccare gli occhi dai suoi, porto le mani alla schiena e slaccio il reggiseno. Lo lascio scivolare via, esponendo il mio corpo nudo alla luce soffusa della stanza. Il pizzo delle mutandine segue poco dopo, abbandonato sul pavimento. Ora sono completamente nuda davanti a lui, senza difese, ma non mi sono mai sentita più forte. Non serve che venga verso di me; ogni centimetro della mia pelle è già sotto il suo sguardo.

“Non muoverti,” dice con voce roca, e io obbedisco. La tensione tra noi è quasi insostenibile. Le mie mani scivolano sul mio corpo, lente, deliberate. Lo faccio per lui, ma anche per me stessa. Voglio che veda, voglio che sappia. Lo guardo mentre inizia a fare lo stesso: le sue mani si muovono sul proprio corpo, accarezzandosi, sfiorandosi come io vorrei fare.

Il mio respiro accelera, i miei gemiti sono bassi, contenuti, ma carichi di tutto il piacere che mi sto concedendo. Vedo le sue dita che stringono, che esplorano, e so che è mio. Non mi tocca, ma ogni movimento che fa è come se lo facesse su di me. Quando mi spingo oltre, quando le mie dita si muovono dove il mio desiderio è più intenso, lo guardo negli occhi. I nostri sguardi restano incatenati mentre ci tocchiamo, lontani eppure fusi.

L’orgasmo arriva come un’onda calda, travolgente, che mi lascia senza respiro. Lo vedo mentre si lascia andare, il suo corpo che si inarca leggermente, la testa che si piega indietro. Siamo insieme, anche se non ci sfioriamo, uniti da una connessione che non ha bisogno di carne per esistere.

Quando il momento passa, rimango nuda, appoggiata al divano, con il petto che si alza e si abbassa lentamente. Lui mi guarda, il suo sorriso è soddisfatto, complice.

“Sei meravigliosa,” dice piano, e so che lo pensa davvero.

“Anche tu,” rispondo con un sorriso. Non serve altro. Ci siamo donati tutto, senza muoverci di un passo l’uno verso l’altra. È questa la nostra magia, il nostro linguaggio segreto. E so che potremmo rifarlo mille volte, senza mai spegnere il fuoco che arde tra noi.